
PORTARE L'INNOVAZIONE DOVE SERVE DAVVERO
Carlotta Cattaneo e la trasformazione tecnologica di Casa della Salute
Carlotta Cattaneo non ha paura di ricominciare. Né di cambiare strada. Nata nel 1980 in provincia di Varese, ha attraversato mondi e settori diversi prima di assumere il ruolo di Chief Innovation Officer di CDS – Casa della Salute, la rete di poliambulatori tra Liguria, Piemonte e Sardegna che ambisce a ridisegnare il rapporto tra sanità e territorio. E lo sta facendo anche attraverso progetti che vanno dall’intelligenza artificiale applicata alla diagnostica fino alla trasformazione digitale dell’esperienza del paziente.
“La mia prima laurea è stata in comunicazione e marketing, con specializzazione in comunicazione istituzionale e sanitaria” racconta Carlotta, che durante la laurea triennale ha svolto uno stage all’Istituto dei Tumori di Milano, scrivendo una tesi sulla comunicazione medico-paziente. “Fu allora che decisi che la sanità sarebbe stato il mio campo”. Dopo la laurea entra in consulenza, sviluppando progetti legati alla ricerca scientifica. Ma il desiderio di comprendere più a fondo le dinamiche aziendali la porta a iscriversi, a 28 anni, a Economia e Commercio alla Sapienza di Roma, con una specializzazione in strategia d’impresa. “Lavoravo full time, studiavo la sera. È stato un periodo durissimo, ma fondamentale”. In quegli anni apre anche una startup nel campo dei pagamenti condivisi, e partecipa a un programma no-profit che supporta le startup digitali, seguendo i giovani dalla validazione dell’idea al go-to-market. “Era il 2012, il momento giusto per essere lì: si stava formando l’ecosistema italiano dell’innovazione”. Da Roma torna a Milano per lavorare al PoliHub, l’incubatore del Politecnico, dove coordina programmi di accelerazione in diversi settori, tra cui life science, collaborando con aziende come Novartis. Entra poi in una scale-up specializzata in formazione per sviluppatori software, dove ricopre il ruolo di direttrice operativa per quattro anni. Ma il desiderio di lavorare nella sanità la spinge a cambiare nuovamente “Alle soglie dei quarant’anni, nel pieno del Covid, ho deciso di lasciare tutto. E tre giorni prima del lockdown sono entrata in Humanitas”. Presso l’Humanitas AI Center lavora a fianco di data scientist e medici, per sviluppare soluzioni di intelligenza artificiale applicate alla medicina. “Non si trattava di adottare tecnologie esistenti, ma di costruirle internamente, in ascolto diretto con clinici e ricercatori. È stata una scuola intensa e meravigliosa”.
Tutto questo bagaglio lo porta in Casa della Salute, dove lavora da fine 2024 “Mi affascinava il modello del poliambulatorio: è lì che si giocherà il futuro della sanità, territoriale, non più solo centralizzata su pochi grandi ospedali”. E proprio la capillarità e la vicinanza al paziente è uno dei punti forza di CDS, che conta quasi 38 poliambulatori tra Liguria, Piemonte e Sardegna, ed eroga ogni anno oltre un milione di prestazioni sanitarie. “CDS è una realtà giovane, ma all’avanguardia. C’è una cultura dell’innovazione diffusa, che parte dal top management: questo mi ha spinto ad accettare la sfida”, spiega Carlotta. Numerosi sono i progetti in via di sviluppo, certamente uno dei più interessanti è legato alla diagnostica per immagini. “Stiamo introducendo strumenti di intelligenza artificiale per il supporto alla decisione clinica, soprattutto nella radiologia. L’AI non sostituisce il medico, ma gli dà una seconda opinione, può segnalare lesioni talvolta invisibili a occhio nudo e persino ipotizzare possibili evoluzioni delle patologie sulla base di milioni di parametri”.
Il secondo grande cantiere è legato al potenziamento della digital experience del paziente. Si va dal miglioramento della piattaforma digitale esistente, che consente di prenotare, pagare, consultare e ritirare referti, allo studio di possibili ulteriori evoluzioni, come ad esempio al monitoraggio di alcuni parametri da remoto. “Penso a un paziente cronico che misura la pressione a casa e i cui dati sono letti direttamente dal medico, che può suggerirgli variazioni della terapia o anche anticipare o posticipare visite a seconda dell’evoluzione del quadro clinico. Non è solo efficienza: è qualità della cura”. Le opportunità sono molteplici, ma per coglierle è necessario lavorare a stretto contatto con i medici ed i pazienti, perché ogni innovazione deve partire dalle loro esigenze ed essere compatibile con il contesto in cui viene adottata.
“L’intelligenza artificiale non è un obiettivo, ma uno strumento. Quello che conta è rispondere ai bisogni reali dei pazienti, che stanno cambiando. L’innovazione è utile solo se è concreta, sostenibile, condivisa. Serve coinvolgere gli stakeholder: clinici, infermieri, tecnici devono partecipare al processo. E il ritorno va misurato non solo in termini di impatto economico, ma di accuratezza diagnostica, soddisfazione dei medici, miglioramento dei flussi e del servizio al paziente. Per questo serve grande attenzione al processo di adozione. Una tecnologia può avere un grande impatto potenziale, ma se non viene utilizzata non serve a nulla. Questa è la sfida che stiamo affrontando in Casa della Salute.”
