OSSERVATORIO ITALIA

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L'inarrestabile corsa dell'economia dello sport

di Luca Paolazzi

 
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Le previsioni per il mercato degli articoli di abbigliamento sportivo concordano nell’indicare una crescita decisamente elevata: 6-7% annuo da qui alla fine del decennio, un incremento doppio rispetto a quello del PIL mondiale.


Nel Mondo i consumi di articoli sportivi sono destinati a crescere a ritmi molto più elevati di quelli dell’economia globale. Per alcune importanti ragioni. Ne indichiamo tre che sintetizziamo in altrettante parole: quota, natura, salute. Ce n’è una quarta, che soffia in direzione contraria: invecchiamento. Esaminiamole.


La quota. Anzi, le quote. Infatti, sono due quelle che contano per la spesa personale in questo speciale tipo di capi di abbigliamento. La prima quota origina da una legge economica che prende il nome dal suo inventore: Ernst Engel. “Engel: chi era costui?”: un economista tedesco nato nel 1821 e morto nel 1896. Engel, studiando i dati dei consumi e dei redditi di 200 famiglie di lavoratori del Belgio (per un campione rappresentativo sembrano poche, ma all’epoca le statistiche erano assai scarse e ci si doveva arrabattare con quel che passava il convento), osservò che la quota destinata agli acquisti di generi alimentari scendeva con l’aumentare del reddito. In altre parole, la spesa per nutrirsi saliva man mano che ci si spostava da famiglie più povere a famiglie più ricche, ma meno che proporzionalmente all’incremento del reddito. Engel ebbe la felice intuizione di considerare questo risultato empirico come una regola comportamentale valida per l’universo intero dei consumatori di qualunque parte del Mondo. Cosa c’entra la legge di Engel con gli articoli sportivi? Semplice: più aumenta il reddito familiare nel corso del tempo, più si liberano porzioni di reddito da destinare a consumi di altro tipo – cioè, non essenziali – soprattutto per il tempo dedicato ad accrescere benessere e piacere. Tra cui c’è il tempo dedicato a praticare sport.

La seconda quota è quella delle famiglie con elevato potere d’acquisto nelle popolazioni dei Paesi emergenti. Infatti, mentre la distribuzione delle persone in base al reddito è abbastanza costante nei Paesi avanzati e l’incremento del reddito medio è la fonte più importante della composizione e del livello dei consumi, con variazioni relativamente contenute, negli emergenti lo sviluppo si accompagna a un marcato aumento dei divari di reddito (legato anche all’iniziale concentrazione geografica di tale sviluppo), cosicché per moltissime famiglie il reddito cresce molto più rapidamente del Pil pro-capite, che pure aumenta più che nei mercati avanzati. Ecco che in quei Paesi la legge di Engel agisce in modo deciso, rendendoli assai promettenti in termini di crescita potenziale.


La natura. Tra i megatrend globali c’è la sostenibilità ambientale. Che si traduce anche in attività all’aria aperta e in contatto diretto con la natura. Soprattutto per chi vive in città. E la popolazione cittadina è destinata ad aumentare più della popolazione mondiale. Cosicché sale in modo rapido il numero di persone interessate ad andare nel verde con un abbigliamento adatto, soprattutto le calzature.


La salute. Mens sana in corpore sano, e il corpo sano richiede di svolgere attività sportive adatte all’età e allo stato di forma. Peraltro, queste attività hanno un effetto diretto (cioè non mediato dalla salute corporea) sulla mente, perché sono gratificanti e perché lo sforzo fisico induce il cervello a produrre endorfine, che migliorano l’umore, riducono il dolore e innalzano la sopportazione della fatica. Se pensiamo ai danni psicologici inferti dalle misure necessarie per contrastare la pandemia, il bisogno di contrastarli con un buon tempo dedicato allo sport diventa indispensabile. Naturalmente, un’appropriata attività fisica aiuta a contrastare le malattie cardiocircolatorie (principale causa di riduzione della durata della vita) e il peso corporeo, bruciando i grassi.

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L’invecchiamento della popolazione, invece, soffia contro l’aumento dei consumi di articoli sportivi perché con l’aumentare dell’età, da un lato, si affievolisce la spinta a fare attività fisica e, dall’altro, diminuisce il desiderio di seguire la moda o gli ultimi ritrovati tecnologici e ad acquistare nuovi articoli sportivi. A meno che il contenuto di innovazione non sia percepito come radicale. Quindi, l’introduzione di elementi tecnologici che mutano la performance dei prodotti può attutire l’impatto negativo dell’invecchiamento. Come, per esempio, l’uso di abbigliamento “intelligente”, ossia dotato di sensori che restituiscano a chi li indossa le informazioni utili per regolare al meglio l’allenamento. Soprattutto nel più faticoso degli sport: il ciclismo.

Bisogna però anche dire, per attutire l’impatto negativo dell’invecchiamento, che la popolazione invecchia, ma la speranza di vita aumenta, talché i ‘vecchi moderni’ sono più attivi dei ‘vecchi d’antan’.

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Tutte queste ragioni spiegano perché le previsioni per il mercato degli articoli di abbigliamento sportivo concordano nell’indicare una crescita decisamente elevata: 6-7% annuo da qui alla fine del decennio, mentre l’incremento del PIL mondiale sarà del 3% annuo (secondo la proiezione di lungo periodo del Fondo monetario internazionale).

Dove le stime differiscono – e molto – è la base cui applicare questa alta percentuale di incremento: si va da 182 miliardi di dollari di FortuneInsight a 320 miliardi di Statista e 432 miliardi di Globaldata. Ma tutti convergono nell’indicare che l’area asiatica registrerà la crescita maggiore, sebbene il Nordamerica detenga attualmente la fetta maggiore (45% per FortuneInsight). E non bisogna dimenticare l’Africa: 13 dei 15 Paesi più giovani del mondo (età media sotto i 20 anni) sono in Africa e colà lo sport e l’atletica rappresentano uno dei ‘vantaggi comparati’ di quel continente.

Concludendo: gli investitori alla ricerca di punti di fuga dalla stagnazione secolare sicuramente possono puntare sulle società di abbigliamento sportivo per aumentare il rendimento del portafoglio.

Principali dati economici e finanziari